Partita IVA e lavoro dipendente: compatibilità, contributi e regime forfettario

Ivo Lamberti • 15 novembre 2025

Nella maggior parte dei casi è possibile conciliare lavoro dipendente con attività di impresa o professionale.

Attenzione se si opera nel settore pubblico o in presenza di vincoli contrattuali.


Premessa

Sempre più persone, accanto al proprio impiego, valutano l’idea di aprire una partita IVA per avviare un progetto personale, collaborare esternamente o iniziare un’attività in proprio.

Ma è davvero possibile far convivere lavoro dipendente e attività autonoma? La risposta è sì, con qualche attenzione.



Quando lavoro dipendente e partita IVA sono compatibili

Se lavori nel settore privato, puoi aprire una partita IVA, a patto che:

  • la nuova attività non sia in concorrenza con quella del tuo datore di lavoro;
  • il tuo contratto non preveda vincoli di esclusiva.


Nel settore pubblico, invece, la situazione è più delicata: per svolgere un’attività autonoma serve una specifica autorizzazione e non tutte le attività esterne sono compatibili.


Cosa succede con i contributi INPS?

Uno dei principali dubbi è: dovrò pagare i contributi due volte?


La risposta dipende dal tipo di attività che svolgi con la partita IVA:

  • Se sei un libero professionista senza cassa di categoria, dovrai versare i contributi alla Gestione Separata INPS, ma solo sul reddito che ottieni con la tua attività autonoma.
  • Se invece apri una ditta individuale artigiana o commerciale, l’obbligo di contributi fissi non è automatico. Se il tuo lavoro da dipendente è a tempo pieno e rappresenta l’attività prevalente, potresti non doverti iscrivere all’INPS artigiani o commercianti.


In pratica, non sempre scatta la doppia contribuzione: dipende dalla prevalenza e dal tipo di attività.

Per questo è utile valutare attentamente la tua situazione con un professionista.


Il Regime Forfettario: è una buona scelta?

Il regime forfettario è un’opzione molto interessante per chi apre una partita IVA. È pensato per le attività di piccole dimensioni e prevede una gestione semplificata, con un’imposta unica e pochi adempimenti.


Requisiti principali:


I principali vantaggi:

  • Tassazione agevolata al 15% (o 5% per i primi 5 anni in alcuni casi con il regime di "start-up");
  • Niente IVA, ritenute d’acconto e ISA
  • Contabilità semplice e costi di gestione ridotti.


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Conclusioni

Aprire una partita IVA mentre si è dipendenti è possibile, e può essere una buona opportunità per sviluppare un’attività parallela, integrare il proprio reddito o avviare un percorso imprenditoriale.


L’importante è:

  • controllare eventuali vincoli contrattuali;
  • capire come gestire i contributi INPS;
  • scegliere con cura il regime fiscale più adatto.


Una consulenza iniziale con un commercialista può davvero aiutarti a partire con il piede giusto ed evitare sorprese.



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FAQ – Domande Frequenti

Posso aprire partita IVA se ho un contratto full-time?

Sì, se non ci sono vincoli nel tuo contratto e l’attività non è in concorrenza con il tuo datore di lavoro.


Devo pagare i contributi INPS due volte?

Non sempre. Se il tuo lavoro da dipendente è l’attività principale, potresti non dover versare altri contributi, soprattutto se apri una ditta artigiana o commerciale.


Se sono dipendente pubblico posso avere una partita IVA?

Solo in alcuni casi e con autorizzazione del tuo ente pubblico. Alcune attività non sono compatibili.


Posso accedere al regime forfettario anche se sono dipendente?

Sì, ma solo se il tuo reddito da lavoro dipendente è inferiore a 30.000 €, oppure se l’attività autonoma è quella prevalente.


Il regime forfettario conviene sempre?

Non sempre. È molto vantaggioso per attività professionali o servizi con pochi costi, come consulenze.

Ma se la tua attività prevede molte spese o acquisti di materiali, come nel commercio o in alcuni lavori artigianali, è meglio fare una valutazione, perché non puoi scaricare i costi reali.


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